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24 dicembre 2008
ventiduesimo giorno - Aratika.

     Mi sveglio in piena notte alle 2,30 per bisogni fisiologici, poi mi riaddormento e mi risveglio definitivamente alle 5,20 con il sole già alto. Anche questa mattina c’è vento da est. Faccio una passeggiata sul porto, poi mi rado i baffi, prima colazione a base di sashimi che io mangio con limoncini e senza salsa, succo di ananas e le solite cose. Alle 7,00 arriva il sindaco speranzoso di potermi affittare il motoscafo veloce che io rifiuto, alle 8,00 ci riprova con il fuoristrada, questa volta accetto e tutti e 4 andiamo verso nord sulla strada sterrata che in seguito diventa una pista tra i blocchi di corallo, arriviamo alla fine della pista in località Vaikorero dove c’è un Hoa che è un canale con acqua ferma tra la barriera di corallo e la laguna. Camminiamo sulla spiaggia ma squilla il vinì, ed è la Polinesiana di Fakarava che dice di dare al capitano della nave da carico Cobia che arriverà ad Aratika 100.000 franchi pacifici per pagare la pensione a Fakarava ai due ricercatori sub. Dice anche di prendere questa nave per Fakarava e se si ferma prima in Toau scendere e andare direttamente alla pensione dove siamo prenotati. Sembra incredibile ma anche in un atollo sperduto in mezzo all’oceano Pacifico funzionano i telefonini. Finalmente quì ad Aratika riusciamo a fare buone ricerche, due sabbie diverse, alcune conchiglie nel canale e tantissime conchiglie sulla barriera, vediamo 3 pescicani pinna nera ed una cernia di mezzo kg in 15 cm d’acqua.
     Poi ci rifugiamo sotto l’unica palma da cocco della zona per stare all’ombra. Il fuoristrada guidato da una donna di quasi 2 quintali ci viene a prendere con più di 40 minuti di ritardo. Alle altre baracche vicino ai nostri alloggi i polinesiani stanno decorando con foglie di palma e preparano corone di fiori perché questa sera arriva la nave da carico Cobia. Allietati da una piacevole musica pranziamo con riso bollito, fagiolini in scatola saltati in padella con cipolle e salsa di soia, pesci rossi fritti. Nella baracca scrivo le schede ricerca di questa mattina, e dedico tutto il pomeriggio alla preparazione dei bagagli, speriamo che ci sia posto sulla nave per lasciare Aratika, per la nostra missione un’isola da dimenticare. Arriva la sera ed il momento della cena di vigilia di Natale, con solo un quarto di panettone.
     Vado nel piccolo negozio locale a prendere 6 bottiglie di acqua e pagare il conto ed arrivano fuoristrada, motoscafi e tutti gli abitanti del villaggio. Poco dopo alle 21,00 finalmente dopo tante ore di attesa arriva la nave da carico Cobia3 illuminatissima.
     Il comportamento del sindaco cambia totalmente alla vista della nave in attracco. Salgo sulla nave per chiedere al capitano se è possibile avere un passaggio sino a Fakarava, mi dice che c’è posto per tutti e noi 4, quindi addio Aratika! Evviva, finalmente ce ne andiamo!!! Guardiamo le operazioni di scarico merci, mentre gli abitanti si affollano per cercare e prendere le proprie cose. Scaricano un fuoristrada rosso ed il proprietario parte subito sgommando e rischiando di investire molti indigeni, questi polinesiani isolani degli atolli sperduti sono un poco matti. Ci imbarchiamo e ci assegnano una cabina ma è già occupata da un indigeno, nessun problema perché il capitano lo sloggia e lo manda a cercarsi posto da una altra parte, così la cabina con 4 cuccette e tutta per noi. Intanto le operazioni di carico dei contenitori pieni di pesci, copra, ecc. continuano sino a dopo mezzanotte.
     E’ Natale, ed invece della Messa di mezzanotte siamo su una nave da carico costretti a lasciare Aratika prima del previsto causa i problemi ricevuti dalle persone inaffidabili che abbiamo incontrato quì.
(FOTO Sergio Andò – Aratika, ricerca sulla barriera corallina )
Libero Gatti