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torna alle cronache polinesiane

28 dicembre 2008
ventiseiesimo giorno – Toau.

     Sveglia alle 2,30 per soddisfare le mie esigenze fisiologiche. Vedo ancora il bonitier tutto illuminato, nel bungalow la spirale dello zampirone antizanzare ha finito di bruciare e ci sono piccoli insettini volanti che forse sono nonò, accendo un nuovo zampirone e mi riaddormento. Sveglia definitiva alle 5,10. Resto sdraiato sul letto a pensare come pianificare ed organizzare questi ultimi giorni, poi mi vesto e spruzzo antizanzare sulla pelle scoperta. Preparo lo zainetto giallo con le bustine minigrip ed i sacchetti, sul computer scrivo appunti per il diario di bordo, alle 6,20 vado sul pontile a guardare i pesci in attesa della prima colazione, c’è vento e l’acqua è increspata.
     Questa mattina la prima colazione è servita all’interno per troppo vento, io mangio alla polinesiana con una ciotola di riso bollito e spezzatino di maiale, una lattina da mezzo litro di succo di frutti esotici, una fettona di pane con marmellata. Alle 8,00 con i 3 ricercatori partiamo in motoscafo con la padrona della pensione al timone accompagnata dal piccolo cagnolino “Ruby”. L’escursione si rivela una difficile e perigliosa traversata tra i coralli affioranti e con onde di oltre un metro, impossibile raggiungere il terzo motù per le onde troppo grosse, arriviamo in una laguna del secondo motù dove ancoriamo la barca usando il “pitià” come palo infisso del fondale. La padrona della pensione è sorprendente nonostante il suo peso si muove con agilità, arriviamo a piedi nella terraferma e sotto i cespugli all’ombra di blocchi di corallo con il suo aiuto troviamo i melampus viventi, poi spostando un grosso blocco di corallo e con l’aiuto di un pezzo di legno cominciamo a scavare un buco nella sabbia sino a trovare l’acqua. Così troviamo i palurd bivalvi nascosti nella sabbia fine mista a frammenti di corallo morto. Ci spostiamo sulla barriera dove troviamo poche conchiglie, evidentemente la zona è stata depredata dalla gente di Fakarava che a detta della padrona della pensione sono riusciti a raccogliere dai 20 a 100 kg di conchiglie a testa per ogni raccolta. Torniamo verso il motoscafo e nella laguna cerchiamo conchiglie sollevando i blocchi di corallo morto, per finire io raccolgo un sacchetto di sabbia. Partiamo, e la padrona della pensione si destreggia tra i coralli affioranti. Poi una breve pausa in una trappola per pesci dove la padrona della pensione infilza con il pitià i pesci morti e li getta fuori dal recinto, riprendiamo i viaggio ed in pochi minuti arriviamo al pontile sani e salvi senza aver mai toccato coralli affioranti. Due ricercatori si tuffano per nuotare, io mi tuffo vestito subito seguito dalla padrona della pensione con i suoi tre nipotini, la terza ricercatrice ci raggiunge ma resta in disparte. Faccio alcune bracciate a stile libero ed anche a rana ma mi affatico, smetto subito e resto in acqua per alcuni minuti poi esco e vado a fare una lunga doccia, mi asciugo lentamente al venticello sotto un albero. Mi rivesto con pantaloni lunghi e camicia con maniche lunghe, spruzzo antizanzare sulla pelle scoperta e vado a pranzo con tutti gli altri, mangio fette di coscia di maiale cotto in una grande casseruola con cipolle e salsa di soia, insalata di patate mais e maionese, altra insalata molto buona di verza, pomodori, mango, salsa con aceto, per finire un ottimo dessert mousse di cioccolato con pezzeti di cioccolato fondente e scaglia di mandorle. Finito il pranzo con i tre aiutanti facciamo la selezione la cartellinatura ed imbustamento delle ricerche di ieri pomeriggio ed anche di questa mattina, finiamo alle 15,00 giusto in tempo per una siesta. Mi addormento sul letto e mi sveglio alle 16,00 scrivo appunti al computer. Preparo lo zainetto con retini sacchetti e minigrip per la ricerca del tardo pomeriggio e alle 17,00 vado nella laguna vicino alla porcilaia a sollevare blocchi di corallo morto ma all’asciutto vicino alla massima escursione di marea, con l’aiuto dei ricercatori trovo dei Melampus marrone scuro ed altri fasciati, dopo ci spostiamo nella laguna ma c’è ancora alta marea, facciamo una lunga passeggiata di quasi un km, sollevando ogni tanto un corallo morto, troviamo poche conchiglie ma ci divertiamo lo stesso con i pescicani pinna nera e tanti altri pesci tra cui le sogliole. In alto volano anzi planano due fregate, il tramonto è vicino e le nuvole si colorano di giallo e poi arancione. Torniamo alla pensione dove il ricercatore si ricorda che deve liberare in laguna e poi sulla barriera lo scarto delle conchiglie viventi di ieri pomeriggio e di questa mattina, parte insieme alla ricercatrice e ritorna quasi al buio. Sono le 19,10 e mi chiamano per la cena. Mangio una ottima e tenera bistecca di manzo, patata al cartoccio, insalata mais in scatola e pomodori con una strana ma saporita salsa rosa, pane dolce con uvetta, dolce al cioccolato. Chiediamo alla figlia della padrona della pensione più giovane di fare scuola di tamurè (la tipica danza polinesiana) per le due ricercatrici, per pochi minuti qualche spiegazione poi la ragazza se ne va via. Poi restiamo a tavola con la padrona della pensione a parlare di molti argomenti sino a che viene fuori il problema dell’isolamento dell’atollo e della necessità di cavarsela con le piante medicinali. Ci racconta molti episodi ed in particolare di quando il figlio più grande, mentre faceva pesca subacquea di sera, è stato morso ad un piede da uno squalo, lei lo ha curato strizzando molte foglie di banana fino a riempire una bacinella dove ha fatto immergere il piede sanguinante (il succo di banana è emostatico) poi ha cosparso le ferite con grasso da motore ed ha fasciato il tutto, ha messo un laccio emostatico e così il figlio ha passato la notte, la mattina dopo appena è stato possibile andare alla infermeria di Fakarava, l’infermiera ha tolto il grasso, pulito le ferite e con 34 punti ha cucito il piede ferito, una settimana ed il figlio ha ripreso a fare caccia subacquea. La padrona della pensione mi ha spiegato che in questi atolli la vita è veramente avventurosa e che si sopravvive grazie a molti altri rimedi con l’uso di foglie, scorza, fiori, ecc. Alle 20,30 andiamo tutti a letto, io scrivo appunti per il diario di bordo e subito dopo mi addormento.
(FOTO Silvia Chersic - Toau: la nostra amica Lisa)
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