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MNLG, 2: 08-10- 2007
Libero Gatti
MALACOFAUNA POLINESIA FRANCESE
ARCIPELAGO DELLE MARCHESI
seconda parte
BAIA DI ANAHO



Bivalvia

Gastropoda

Scaphopoda

Riassunto.

Questo lavoro contribuisce alla conoscenza della tanatocesi a molluschi polinesiana. Si presenta la seconda parte con i risultati di uno studio su detrito raccolto in Polinesia francese, isola di Nuku Hiva, Baia di Anaho. I risultati sono sorprendenti sia per la quantità degli esemplari riconoscibili, sia per il notevole numero di oltre 300 taxa

Parole chiave. Mollusca, detrito, Polinesia francese.

Résumé. Ce travail contribue à la connaissance du tanatocesi à coquillages polynésien. Il se présente la deuxième partie avec les résultats d'une étude sur détritus recueilli en Polynésie française, île de Nuku Hiva, Baie d'Anaho. Les résultats sont surprenants soit pour la quantité des exemplaires reconnaissables, soit pour le numéro considérable d'au-delà 300 taxa.

Summary. This job contributes to the knowledge of the Polynesian tanatocesi to molluscs. It introduces the first part with the results of a study on picked deposit in French Polinesia, Nuku Hiva island, Anaho Bay.
The results are amazing both for the quantity of the recognizable samples, and for the notable number of over 300 taxas.

Introduzione

Nell’estate 2002 durante un avventuroso viaggio d’esplorazione e ricognizione conoscitiva delle risorse locali per uno studio di fattibilità sulla futura spedizione scientifica malacologica per lo studio degli endemismi delle isole Marchesi nella Polinesia Francese, nonostante la mancanza delle attrezzature necessarie, da semplice “turista” c’è stata la possibilità di raccogliere campioni di detrito per lo studio della tanatocesi a molluschi. In questo lavoro è preso in esame il solo detrito per uno studio sistematico malacologico in un’area poco conosciuta per quanto riguarda le microconchiglie.
I campioni di detrito sono stati imballati in bottiglie di plastica e in doppio sacchetto di plastica poi messi in un piccolo cartone. Il piccolo cartone è stato inserito, insieme con altre cose, in un robusto scatolone che è stato spedito in Italia come pacco postale di superficie. La scelta di spedire pacchi di superficie è stata determinata dal costo astronomico dell’eccedenza bagaglio aereo e dall’alto costo dei pacchi postali aerei pari a circa 5 volte il costo dei pacchi di superficie, questi ultimi a circa 5 € per kg. Il pacco ha viaggiato per oltre 5 mesi e finalmente è arrivato a destinazione ma in condizioni disastrose, schiacciato come una frittella! Le cose dentro il pacco, per fortuna molto robuste, non hanno subito danni, mentre i due campioni di detrito si sono miscelati per i tagli nei doppi sacchetti fatti dagli spigolosi pezzi di plastica delle bottiglie rotte. Di conseguenza si è dovuto esaminare un detrito misto fra i due campioni raccolti perdendo la possibilità di distinguere le conchiglie pesanti ed affondate alla base della barriera corallina e le conchiglie leggere con maggior galleggiabilità e più facilmente spiaggiate. La Baia d’Anaho è bellissima, lunga circa 4 km, circondata e protetta da montagne svettanti con alte e ripide creste basaltiche, esposta a nord è ben riparata dal moto ondoso, è uno dei luoghi d’attracco migliori per le imbarcazioni di diporto che ancorate in mezzo alla baia contribuiscono ad abbellire il panorama. L’acqua, nel mese d’agosto, in prossimità della barriera madreporica è un poco torbida con visibilità ridotta. La stupenda spiaggia è bianca ma, purtroppo è infestata dai pungenti “nonò” terribili piccoli moscerini. Un fantastico arco di sabbia bianca con palme da cocco evidenzia una delle pochissime barriere madreporiche di tutto l’arcipelago, circa un km di lunghezza con una larghezza d’alcune decine di metri compresa una piccolissima laguna con sabbia e detriti di madrepore. Una piccola “passe” divide la barriera ed anche a bassa marea piroghe e motoscafi possono raggiungere la spiaggia. La laguna, profonda solo poche decine di centimetri, si evidenzia solo durante la bassa marea quando emerge la barriera. A bassa marea, usando calzature idonee a proteggere piedi e caviglie, è possibile fare delle fantastiche passeggiate camminando sopra piatte e robuste madrepore e su morbidi tappeti di coralli molli, necessita anche proteggersi dalle fastidiose e pericolose punture dei “nonò”. Ad alta marea con una semplice maschera, lasciandosi trasportare da piccole onde e deboli correnti, si esplora, in circa mezzo metro d’acqua piacevolmente tiepida, osservando i colorati coralli molli in espansione, gran varietà d’esseri marini e pesci tropicali. Sulla spiaggia quando c’è vento da nord che allontana zanzare e “nonò” è possibile trascorrere momenti magici osservando a solo pochi metri vari uccelli marini che volando prendono con il becco sull’acqua foglie e qualsiasi altro piccolo oggetto galleggiante. Gli uccelli si sollevano di qualche metro, lasciano cadere quanto hanno preso, si abbassano a pelo d’acqua, prendono qualcosa e ricominciano eseguendo una specie di danza molto elegante.
La baia è abitata da circa 20 indigeni residenti e, per fortuna, da pochi turisti solo durante i fine settimana e le molte feste polinesiane. Nei periodi di vacanze scolastiche c’è una residenza/campeggio per numerosi e rumorosi studenti. Due indigeni sono specializzati nella cattura di polpi principalmente della specie Octopus cyanea. Camminando di notte sulla barriera a bassa marea, con l’aiuto di una lampada, un’asta di fucile sub per infilzare ed estrarre i polpi dalle tane, in pochi centimetri d’acqua, catturano e legano i polpi ad una cordicella di circa tre metri fissata alla cintura, trascinano le prede sia nella poca acqua che sulla barriera, in poche ore riescono a catturare diversi esemplari e smettono quando la pesca ha fruttato circa 5 kg di peso. Poi tenendo tesa la cordicella sbattono ripetutamente il mazzo di polpi su una roccia, dicono che con questo metodo i polpi diventano teneri e si puliscono facilmente da soli. Questo tipo di pesca sembra che non riesca a depauperare i polpi che continuano quasi ogni notte a venire sulla barriera occupando le tane rimaste vuote.

Area di studio


Planisfero da foto Microsoft Corp. e arcipelago delle isole Marchesi da Google Map


da sinistra: Isola di Nuku Hiva, baia di Anaho e dettaglio della spiaggia a microconchiglie

Baia d’Anaho, isola di Nuku Hiva, arcipelago delle Marchesi, Polinesia francese, Oceano Pacifico, 8500 km ad est dall’Asia, 6600 km ad est dall’Australia, 6000 km ad ovest dall’america, 4000 km a sud delle Hawaii, 1400 km a nord/est di Tahiti, 500 km a nord/est dagli atolli delle Tuamotu.
La baia è isolata, non esiste strada rotabile, niente linee elettriche ma piccoli generatori elettrici privati funzionanti solo poche ore ogni sera. Attraverso l’Oceano si può arrivare con imbarcazioni da diporto. Partendo da Hatiheu e noleggiando un motoscafo in circa 15 minuti di navigazione si raggiunge la baia, oppure a piedi sempre da Hatiheu in circa un’ora di cammino attraversando un’enorme “cocoteraia” piantagione di palme da cocco. Dal punto di vista malacologico la barriera corallina è stata interessata per molti anni da una continua e distruttiva raccolta di conchiglie per scopo ornamentale, commerciale ed anche per alimentazione, di conseguenza ora è possibile trovare pochissime conchiglie grandi, poche medie, molte piccole e moltissime micro. Alla base della barriera corallina a circa 3 metri di profondità c’è molto detrito fangoso che rimane in sito per lo scarso moto ondoso e le deboli correnti.

da sinistra: veduta della spiaggia indicata nella foto satellitare - Leopold con i polpi - velieri ancorati nella baia

Vicino alle rocce a nord sulla spiaggia, che a bassa marea resta scoperta per circa 1 metro, per una lunghezza di circa 15 metri c’è uno strato con uno spessore da 1 cm ad un massimo di mezzo metro di microconchiglie spiaggiate. Sono miliardi di microconchiglie, la maggior parte molto rovinate e semidistrutte dagli uccelli, granchi, vento, dal lento lavorio delle onde e dalla marea, oltre il 60% degli esemplari sono Cerithium zebrum Kiener, 1841. A pochi metri dalla spiaggia c’è un piccolo stagno d’acqua dolce. Durante forti piogge lo stagno riversa in laguna anche conchiglie d’acqua dolce.

Materiali e metodi

La raccolta del detrito, su una superficie di 1 metro quadrato, è stata svolta in un’ora, i lavaggi e le setacciature in circa 10 ore, la selezione e la prima classificazione in oltre 300 ore di paziente ed attento lavoro, altre 150 ore per ulteriori classificazioni e foto degli esemplari, in seguito per la revisione delle classificazioni ed altre foto degli esemplari altre 540 ore. In totale per l’intero lavoro sono state necessarie circa 1.000 ore lavorative.


Spiaggia con detrito a microconchiglie - Libero, Claudio e Raffaele mentre classificano e fotografano gli esemplari

La raccolta dei campioni è stata fatta su una superficie complessiva di circa 1 metro quadro all’interno di due rettangoli di 100 x 50 cm delimitati uno sulla spiaggia a bassa marea con detrito composto per la maggior parte da microconchiglie, l’altro ad una distanza di circa 100 metri, sul fondo ed alla base della barriera corallina a circa 3 metri di profondità.
Per la raccolta del detrito è stato usato un retino con maglie da circa 0,85 mm, sul posto si è fatto un primo lavaggio per eliminare la maggior parte del fango e sabbia fine. Il detrito è stato steso su un rustico tavolo esposto al vento sulla spiaggia all’ombra di un grande albero, sia per essiccarlo sia per eliminare a vista i grossi frammenti di conchiglie, madrepore, legni e foglie. Ogni campione, per proteggere e contenere meglio il detrito, è stato versato in bottiglie di plastica da un litro e mezzo, le bottiglie in doppio sacchetto di plastica. Purtroppo questo imballaggio non è stato sufficiente a resistere alle “sollecitazioni postali”.
In laboratorio il detrito è stato lavato, essiccato e setacciato per allontanare i pezzi di plastica dell’imballaggio, le poche polveri risultate dal disastroso trasporto ed ottenere delle frazioni di detrito calibrato più facilmente selezionabile. Nonostante il lavaggio fatto ad Anaho, si è ricavato una piccola frazione di detrito, ricco di microconchiglie e protoconche, al disotto di 0,85 mm, venuto fuori dall’interno delle piccole conchiglie e dai frammenti prodotti a causa del trasporto.
Con l’uso di lenti, microscopio binoculare, dei pochi dati presenti in letteratura sulla micromalacofauna polinesiana e tantissima pazienza sono stati selezionati oltre 300 taxa, il circa è doveroso perché sono stati classificati solo alcuni taxa a livello specie, molti al genere, altri alla sola famiglia, una decina sono rimasti anonimi, potrebbero essere delle nuove specie.
Per l’ordine tassonomico si è fatto riferimento alla bibliografia indicata a fondo pagina.

Tutto il materiale raccolto è stato catalogato in un database del quale mostriamo qui di seguito un esempio di Scheda Raccolta malacologica e uno della parte iniziale della Scheda Esemplari Raccolti.




Sono state registrate le seguenti Schede Raccolta per un totale complessivo di:
scheda n. 2002072313 totale specie: 99 per un totale esemplari: 33604
scheda n. 2002072314 totale specie: 55 per un totale esemplari:   1650
(il numero di specie qui indicato è relativo agli esemplari per i quali si è determinato almeno il Genere).

Risultati e considerazioni conclusive

I risultati sono sorprendenti. In 3 litri di detrito sono stati selezionati oltre 35.000 esemplari. Gli esemplari riconoscibili superano il 70% del detrito, frammenti di esemplari il 20%, solo il 10% è sabbia composta da frammenti di madreporari.
Una veloce analisi statistica sullo stato degli esemplari esaminati nella stazione di campionamento ci evidenzia:


dove i bivalvi rotti sono presenti in numero esiguo e tale da non offrire valori percentualmente evidenti (> 1).

mentre per quanto riguarda la rarità relativa alle specie raccolte:



Notevole il numero dei taxa (oltre 300), dei quali circa 110 determinati al momento. Non è stato possibile per ora fare un’esatta e completa classificazione, speriamo che questo lavoro stimoli l’interesse di specialisti in microconchiglie dell’Oceano Pacifico, saranno benvenuti per aiutare alla correzione di questo lavoro ed alla stesura della terza parte. Il lavoro completo sarà dato alle stampe quando si riuscirà a rivedere questa classificazione, determinare le conchiglie ancora anonime e magari presentare nuove specie. I risultati ottenuti non possono definirsi conclusivi, necessita allargare l’indagine con altri campionamenti nella baia a varie profondità, sulla barriera corallina, nella laguna, sulla spiaggia ed anche nello stagno. I nuovi campionamenti saranno fatti in occasione della prossima spedizione scientifica.

Riserva o parco florofaunistico Baia di Anaho

Oltre alla biodiversità malacologica è stata osservata una grande varietà di pesci ed altri animali marini. La fauna e flora sulla spiaggia, rocce, terreni coltivati, ecc., che sono state esaminate solo sommariamente, presentano notevole biodiversità ed alcuni endemismi locali. Necessita proteggere questo meraviglioso ed unico habitat. Sarebbe opportuno che le autorità locali e governative della Polinesia francese istituissero una riserva o parco florofaunistico comprendente tutta la baia d’Anaho, compresa un’ampia fascia di terreno magari estesa fino allo spartiacque. La riserva dovrebbe essere controllata da guardiani abitanti sul posto; dovrebbe avere una buona fruibilità agricola per fruttiferi e cocco, poche e delimitate aree destinate alla ricettività turistica, ed un notevole flusso turistico ma solo per guardare, fare foto e video, da terra, sull’acqua e sott’acqua. Totale interdizione di caccia, pesca, raccolta di molluschi e conchiglie. Divieto d’ancoraggio a meno di 100 metri dalla barriera corallina. Severe pene per chi trasgredisce interdizioni e divieti. Pochi e speciali permessi in deroga a divieti ed interdizioni unicamente per ricerca scientifica.

Ringraziameneti

L’autore ringrazia:
1° - l’ANMS Associazione Nazionale Musei Scientifici per il patrocinio alla ricerca scientifica sugli endemismi geo/floro/faunistici delle Isole Marchesi nella Polinesia Francese;
2° - il dott. Claudio Fanelli e Raffaele Petrone, che hanno fatto le foto digitali e classificato la maggior parte delle microconchiglie;
3° - il sig. Leopold proprietario della locale pensione “Te Pua Hinako“ che ha suggerito l’idea della riserva, e pazientemente ha permesso il lavaggio ed asciugamento del detrito e la conservazione in congelatore delle conchiglie;
4° - il dott. Claude Serra della Délégation à l’Environnement che ha dato una preziosa e fattiva collaborazione, consigli e informazioni sulla fauna, flora e ambiente polinesiano;
5° - il collezionista Vincent Wargnier per il suo sito internet “Les coquillages de Polynésie francaise”, http://www.tahitishells.fr.st

Bibliografia

Per le determinazioni sono state utilizzate numerose opere malacologiche ed articoli di riviste specializzate. Per brevità sono riportate solo alcune opere tra le più recenti e significative:
- Kay Cunningham Vaught, 1989, - A classification of the living mollusca -, American Malacologists, Inc, U.S.A.
- Millard, V. 2001. Classification of Mollusca: a classification of world wide Mollusca, vol. 3. 2nd edition. Printed by the author, South Africa. pp. 915-1447.
- Bouchet, P.; Rocroi, J.-P. (Ed.) (2005). Classification and nomenclator of gastropod families. Malacologia: International Journal of Malacology, 47(1-2). ConchBooks: Hackenheim, Germany. ISBN 3-925919-72-4. 397 pp
- A.A.V.V - "Verde Realtà" - Worldwide Malacological Catalog 2007 (www.wwmcat.it)

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